Sin dalle primissime esperienze di gioco, si impone ai bambini/alle bambine di condividere.
Tipica situazione quella al parco, ove a bambini/e impegnati nelle proprie attività, si frappone la pretesa degli adulti di dividere i giochi e i materiali (o, variante frequente, la stizza nei confronti di altri genitori/adulti poiché non impongono questo atto). Si tratta di un tema dalle divergenti opinioni e su cui regna una profonda confusione!
Vogliamo che i nostri figli e le nostre figlie siano generosi/e, altruisti/e e connessi con i bisogni altrui.
Sono virtù molto importanti per le quali serve tempo, pratica, esperienza di vita e una adeguata maturazione neurologica: insomma, è un ambito in cui le prospettive adulte non tengono conto del reale e concreto sviluppo infantile.
Piani di Sviluppo
Maria Montessori ha spiegato e delineato l’esistenza di 4 Piani/Età di Sviluppo - 0-6 anni, 6-12 anni, 12-18 e 18-24 anni.
Ogni piano di sviluppo ha un punto e scopo specifico.
Per questo argomento, ci concentreremo sul piano di sviluppo 0-6 anni, quello in cui viene tipicamente esercitata una precoce e maggiore pressione sulla condivisione. Siamo nel tempo della mente assorbente in cui la bambina/il bambino impara a conoscere sé stesso/a e il suo ambiente attraverso le interazioni attive.
Il piano 0-6 è suddiviso in due sezioni: quella inconsapevole dell’embrione spirituale (0-3 anni di età) e quella cosciente (3-6 anni di età) in cui vige un tipo di pensiero sensoriale (non esiste ancora un pensiero astratto e la capacità di reversibilità). La fase inconscia è focalizzata esclusivamente sulla costruzione di sé (“chi sono io nelle relazioni all’interno del mio ambiente”). I bambini/le bambine in questa fase non sono ancora in grado di tenere conto di un'altra persona (ossia delle le sue azioni / opinioni/ opzioni / desideri).
Il concetto di condivisione risulta molto estraneo alle bambine e ai bambini al di sotto dei tre anni, la loro guida è interiore e inconscia.
Successivamente, col passare del tempo, la bambina/il bambino evolve la propria centratura identitaria e affina le competenze acquisite: impara a muoversi meglio, affina i sensi e le dinamiche relazionali, ordina le informazioni raccolte attraverso l’esperienza e inizia ad approcciarsi e interessarsi all’altro.
Indicativamente intorno ai ai 4 – 5 anni sorge in nuce una nuova competenza interiore ed esperienziale: la relazione.
Ovviamente i tempi, i ritmi e le modalità sono estremamente vari, soggettivi e personali. E’ importante, quindi, non forzare la condivisione e tenere conto dellele dinamiche fondanti dello sviluppo (per esempio, a quest'età è molto più facile che la relazione e l'interazione sia a due o a quattro - cioè due coppie di bambini/e - piuttosto che a 3 - non a caso l'incidenza di litigi e scontri è maggiore quando ci sono 3 bambini/e).
Ricorda che si tratta dell’acquisizione di una nuova competenza! Tutela il suo spazio di vita e di operatività come diritto all’individualità.
L’importanza del tuo esempio
In un percorso di crescita che non termina mai, ricorda l’importanza del tuo esempio!
Il bambino/la bambina, così come ognuno di noi, assorbe dall’ambiente: vivere in un clima di condivisione e di altruismo getta semi a lungo termine.
L’assorbire e far maturare i valori richiede tempo, fiducia nel bambino e nella mente assorbente!
I valori possono anche essere insegnati e praticati attraverso lezioni (al bando la visione gentiliana delle lezioni frontali, parliamo di esperienza di) grazia e cortesia tramite cui interiorizzare la capacità di aspettare il proprio turno, di servire uno spuntino per gli altri, etc..
Attraverso queste "lezioni" i bambini imparano a usare la loro libertà e fare delle scelte all'interno di una comunità.
Quando i bambini/le bambine crescono nella libertà di controllare le loro azioni (ossia senza interferenze) e si danno strumenti di grazia e cortesia, cominciano ad agire in modo più amorevole e comunitario. Questo dà loro una base sicura.
Se noi adulti li rendiamo dipendenti,essi sperimentano una perdita di controllo, di decentramento della propria competenza e quello della “condivisione diventa un concetto estraneo, esterno.
Se è costretto/a, reso/a dipendente, forzato/a, è molto meno probabile che questa spontanea evoluzione prenda vita.
Insidie
Il fatto di essere possessivi, il desiderio di “accaparrare” è frutto di un’eredità ancenstrale e animale, tuttavia, se l’ambiente non nutre, questo retaggio può generare una prospettiva disarmonica di vita.
Tale atteggiamento a volte può derivare dall’ essere costantemente costretti a condividere - l’adulto stabilisce per quanto tempo si può giocare, chi ottiene cosa, etc.-. Quando un/a bambino/a sa che può lavorare con un materiale per tutto il tempo che vuole (quello di cui ha bisogno), si sente sicuro/a e protetto/a nel suo lavoro e la concentrazione.
In conclusione, che cosa si può fare?
Seguire e assecondare la crescita e lo sviluppo di un/a bambino/a in termini di libertà, indipendenza, disciplina, regole di base / confini, elementi di grazia e cortesia,...
Maria Montessori ci insegna a guardare, prima di tutto, il bambino/la bambina (“Segui il bambino”). Tutto il resto (i materiali, l'ambiente, il modo in cui l'insegnante agisce, il metodo) è il completamento dell’azione di osservazione-
Prenditi il tempo per essere connessa e osservare: non sai quante Rivelazioni ti aspettano!
Accogliendo e tutelando questa fase, il bambino/la bambina crescerà con armonia e naturalezza, più disponibile a orientare il suo sguardo verso gli altri.
Il nostro compito è di rispettarlo/a affinché viva e quindi impari il rispetto, tutelare i suoi bisogni affinché si prenda cura degli altrui bisogni