Allattamento: devo dare un solo seno a poppata o entrambi?

donna che allatta

A talune madri viene consigliato di dare un solo seno a poppata, ad altre entrambi.

Il consiglio di dare un solo seno è probabilmente basato sull’informazione che la quantità di grasso nel latte materno aumenta, via via che il bambino beve più latte materno, come suggerito da questo studio International Breastfeeding Journal 2009; 4: 7-13  e da molti altri.

È corretto allattare da un solo seno a poppata?

Il fatto che la percentuale di grassi nel latte aumenti quando il seno viene svuotato è corretto, tuttavia l’imposizione di dover dare un solo seno per poppata, come “regola” da seguire, ha messo molte madri in difficoltà, determinando un calo della produzione dopo i primi mesi.

Certamente, assicurare che il bambino “finisca” il primo seno prima di offrire il secondo, può aiutare a migliorare una situazione con insufficiente aumento di peso o di agitazione del bambino.

Ma, poniamo ora la seguente domanda: come fa la madre a sapere che il bambino ha “finito” il primo seno?

Anche in questo caso, il punto nodale è l’ascolto!

Tenere il bambino/la bambina ad un seno solo perché la regola impone che ci stia per tot tempo, non è utile né costruttivo.  Meglio, magari “finire” un seno e offrire l’altro. Anzi, meglio ancora, è bene ribadire che l’allattamento al seno è “ascolto”: questa connessione supporta l’adeguata produzione di latte.

Capita che, sempre per seguire una regola imposta da personale esterno, una madre tenga la bambina/il bambino al primo seno fino al suo addormentamento. Ciò significa che il bambino/la bambina non potrà prendere il secondo seno, anche se è offerto. Immagina ora che abbia mangiato dal primo seno un ipotetico 80% del latte di cui ha bisogno: se rimane su quel seno fino a quando non si addormenta, potrebbe non svegliarsi per prendere l’altro seno, perché in quel momento non sarà particolarmente affamato/a.

Inoltre, i bambini tendono a ricevere meno latte nel tardo pomeriggio e la sera rispetto al mattino, per questa ragione ciò che potrebbe funzionare al mattino presto (per esempio che voglia terminare la poppata da un solo seno), potrebbe non funzionare nel tardo pomeriggio o alla sera.

Se un bambino piange e si agita durante la notte, la madre a cui è stato consigliato di dare un solo seno per poppata, può persevare rigidamente in questa pratica, per poi arrivare alla conclusione che sia meglio dare un biberon di formula (perché crede di non avere abbastanza latte e/o semplicemente vuole porre fine ad una situazione agitata per affrontare la quale non sente di avere strumenti)… E sorpresa, sorpresa, il bambino è soddisfatto, non è più agitato, non tira più i capezzoli e magari sta tranquillo per 3 ore.

In aggiunta, ciò che può venire incontro alle esigenze di una bambina/un bambino di un mese di vita, ad esempio, potrebbe non funzionare quando lo stesso/la stessa avrà 3 o 4 mesi. Tuttavia, se la madre continua a credere nella validità della regola ferrea di allattare da solo seno a poppata, l’allattamento continuerà a diminuire e potranno manifestarsi molti sintomi di una bassa lattazione tardiva.

Allattare da un solo seno a poppata può essere causa di bassa lattazione tardiva

Quali sono i sintomi di una bassa lattazione tardiva?

  1. Aumento di peso ridotto o addirittura perdita di peso. Questo non vale ovviamente per tutti, alcuni bambini continueranno a crescere ragionevolmente bene; ciò accade quando una madre ha una produzione abbondante/non ancora ben calibrata. Tuttavia il comportamento del bambino mostra che qualcosa non va. Il vero problema non è l’aumento di peso o se il bambino riceva abbastanza latte, bensì il comportamento del bambino nel seno. Di fronte a questo comportamento, spesso vengono tratte conclusioni errate, come:
  • “Coliche” e irrequietezza generale con il bambino che tira il capezzolo, poi si stacca, si riattacca, si stacca nuovamente. I bambini che piangono molto spesso lo fanno perché hanno fame e non perché hanno le “coliche”. E possono desiderare più latte anche se continuano a crescere di peso.
  •  “Reflusso” con il bambino che tira il capezzolo, poi si stacca, si riattacca, si stacca nuovamente… Di base, però, il reflusso patologico è molto raro nei bambini allattati al seno.
  •  “allergia a qualche sostanza presente nel latte materno” con il bambino che tira il capezzolo, poi si stacca, si riattacca, si stacca nuovamente e sangue nelle feci.
  1. Il bambino inizia a succhiarsi le dita per una buona parte del tempo. Questo è un dato importante perché potrebbe essere l’unico altro sintomo associato alla lattazione tardiva. Il bambino è generalmente felice, aumenta abbastanza adeguatamente di peso e succhia il dito buona parte della giornata (atteggiamento considerato normale da molte persone).
  2. Il bambino inizia a svegliarsi frequentemente di notte quando, in precedenza, si svegliava solo raramente o per niente. Oppure, sorprendentemente, può capitare il contrario: dorme molte ore durante la notte, plausibilmente succhiando il pollice o il ciuccio.
  3. “Sciopero del poppante”: è dovuto al fatto che il bambino ha l’impressione che non ci sia abbastanza latte nel seno e quindi perde interesse e smette di prenderlo. È interessante notare che i bambini che rifiutano di poppare al seno durante il giorno, spesso fanno lunghe poppate di notte, ossia in un momento in cui la maggior parte delle madri ha più latte.
  4. Insorgenza tardiva di dolore ai capezzoli, con un bambino che “morde” o tira il seno. In aggiunta, quando il flusso del latte rallenta, i bambini tendono a scivolare sul capezzolo, cosa che causa dolore alla madre.
  5. Diminuzione delle evacuazioni.
  6. Il bambino si “svezza spontaneamente”. E’ difficile che un bambino di età inferiore a 2 o 3 anni decida di “svezzarsi”. Se perde interesse per il seno, di solito significa che l’allattamento della madre è diminuito.

Come si fa a sapere se il bambino ha “finito” con il primo seno?

Lo si può capire dal fatto che il bambino non poppa più, anche quando la mamma fa la compressione del seno. Ciò non significa che la madre debba rimuovere il bambino dal seno, non appena si interrompe per un minuto o due (la madre potrebbe avere un altro riflesso di emissione). Tuttavia, se è ovvio che il bambino non sta bevendo, la mamma in ascolto, può sentire che è giunto il momento di offrire l’altro seno, prima che la bambina/il bambino si addormenti.

Se il bambino sta tirando il seno e le compressioni non aiutano, anche in questo caso potrebbe essere utile offrire l’altro lato. Se il bambino è sveglio e non ha più fame, semplicemente non prenderà il secondo seno.

Se il bambino si stacca dal seno, significa che ha “finito” da quella parte?

Non necessariamente.

I bambini spesso lasciano il seno quando il flusso del latte rallenta temporaneamente, o talvolta quando la madre ha un riflesso di emissione e il bambino rimane sorpreso dal flusso rapido e improvviso. La madre può offrirgli di nuovo lo stesso seno se ne vuole di più, ma il fatto che il bambino non beva, nonostante la compressione, può essere segno che si tratta del momento giusto per offrire l’altro.

Tutte queste sono tante parole teoriche che fanno chiarezza su una delle tante regole non corrette che vengono imposte o insinuate nella mente delle madri che allattano.

Sono “non corrette” non solo per le argomentazioni fornite qui sopra, ma anche e soprattutto perché sono “regole imposte” da terze persone.

L’allattamento è una danza che si fonda sull’ascolto, sulla connessione e sulla competenza della diade.

E, in quanto tale, deve essere rispettata e tutelata!

Articolo a cura di Marika Novaresio, responsabile Allattamento.

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