Dare supporto empatico ed essere presente

dare supporto empatico

Cosa significa accompagnare un’altra persona con presenza? 

Vuol dire essere disposte/i a camminare a fianco di un’altra persona, incondizionatamente, senza giudizio, senza farla sentire inadeguata, senza cercare di riparare o correggere la sua vita, senza manipolazione.

Quando accompagniamo con presenza, apriamo i nostri cuori, offriamo sostegno incondizionato, abbandoniamo i nostri giudizi e il nostro desiderio di controllare. Liberiamo quella persona e noi stesse/i.

Per sostenere davvero una persona nella sua crescita, nella sua ciclica trasformazione, nel suo dolore, ecc, dobbiamo essere prima di tutto consapevoli che non possiamo strapparle il suo Potere (ad esempio, cercando di risolverle i problemi) o lasciare un senso di vergogna, o sopraffarla (per esempio, fornendo maggiori informazioni di quanto sia disposta a ricevere).

E’ fondamentale che sia questa persona a prendere le proprie decisioni; contestualmente è importante fornirle amore incondizionato e sostegno, con gentilezza e con parole che diano un senso di sicurezza e facciano da specchio all’altrui competenza.

Accompagnare con presenza non è qualcosa che riguarda solo le categorie di “facilitatori, caregiver o allenatori”. 

È una questione che, in generale, coinvolge tutti noi in quanto esseri sociali e relazionali (parlando con coppie, bambini, amici, vicini e anche con le persone sconosciute con cui abbiamo conversazioni).

Quali sono i capisaldi di questo percorso?

  1. Rafforzare la fiducia che questa persona nutre verso la propria intuizione e saggezza.
  1. Misura nelle informazioni. 

Si possono dare informazioni, ma senza che l’altra persona si senta sopraffatta da tutta una mole di nozioni che, in quel momento, non saprebbe gestire. Troppe informazioni potrebbe far sentire incompetenti e inutili.

  1. Risconoscere l’altrui autonomia ed indipendenza

Quando priviamo un’altra persona della possibilità di prendere decisioni, la facciamo sentire inutile e incompetente. Possono verificarsi (rari) episodi in cui siamo realmente costretti a prenderci questo carico di dover decidere per gli altri (ad esempio, quando c’è un intervento di emergenza e la persona non è in grado di intendere e volere), ma, nella maggior parte dei casi, alle persone deve essere garantito il principio di autonomia nelle proprie scelte.

  1. Mantenere il nostro ego off topic.

Questo è molto importante. Capita a tutti di cadere in questa trappola – quando, per esempio, cominciamo a credere che il successo di una persona dipenda dal nostro intervento, o quando pensiamo che il loro fallimento rifletta la nostra inettitudine, o quando ci convinciamo che qualsiasi emozione l’altra persona provi, sia direttamente collegata a noi e/o al nostro vissuto. È una trappola pronta a scattare! Per sostenere veramente la crescita altrui, è utile mantenere la propria centratura e creare uno spazio di supporto all’insegna della crescita e del libero apprendimento. 

  1. Trasmettere  un senso di rassicurazione.

Quando l’altra persona sta imparando, o attraversando un bivio o una transizione, si possono verificare quelli che vengono etichettati come errori.  In realtà, non esistono errori, ma esperienze, riscontri, percorsi e feedback. Questa consapevolezza ci può aiutare a comprendere che non può esserci spazio per il giudizio e il biasimo: evitiamo, quindi, di far nascere un senso di vergogna ed umuliazione. 

  1. Essere una guida e dare supporto con umiltà e considerazione.

Una persona che accompagna con presenza ed in modo saggio, sa quando evitare di dare consigli (ad esempio, quando possono far sentire la persona inadeguata o sciocca) oppure quando offrirli con delicatezza (ad esempio, quando la persona lo richiede). È una delicata danza che coinvolge tutti/e noi quanto accompagniamo con presenza ed empatia.

  1. Creare uno spazio per ospitare emozioni complesse, paura, traumi ecc.

Quando una persona si sente accompagnata da una presenza più profonda di quanto sia abituata, si apre in un moto di fiducia che facilita l’emergere di alcune emozioni complesse che normalmente rimangono nascoste. Chi ha già maturato una certa esperienza nel supporto e nell’accompagnare con empatia e presenza, è consapevole che ciò può accadere ed è pronta a ricevere queste emozioni gentilmente e senza giudicarle. Questo aspetto emerge spesso negli incontri di aggiornamento e approfondimento che teniamo, relativi al supporto in Allattamento e sarà nodale anche nel Per-Corso Custodi Del Filo Rosso (per chi vuole maggiori strumenti per facilitare cerchi di donne, tende rosse, etc).

Il cerchio diventa uno spazio in cui la persona si sente fiduciosa, così tanto da sentir di poter crollare senza timore della distruzione.  C’è sempre qualcuna pronta a offrire ascolto. Non è un compito facile, ed è qualcosa che si continua ad imparare. Non possiamo farlo se ci sentiamo ipersensibili, se non abbiamo fatto il precedente duro lavoro di guardare dentro le nostre ombre, o se non ci fidiamo delle persone che stiamo accompagnando con la nostra presenza.

  1. Lasciate che l’altra persona prenda la sua decisione, anche se diversa da quella che prendereste o avete preso voi.

Accompagnare con presenza ed empatia, ha a che fare con il rispetto delle differenze e col riconoscere che queste differenze possono condurre a maturare decisioni molto lontane dalle nostre. Ricorda: è importante onorare le differenze!  

Queste riflessioni nascono dal percorso che la nostra associazione Custodi Del Femminino sta facendo, da tempo, nel supporto all’allattamento, alla maternità, alla genitorialità e al Risveglio del Femminino dentro ogni donna. 

Accompagnare con presenza ed empatia, non si può  imparare da un giorno all’altro, né può essere spiegato con un elenco di suggerimenti. È qualcosa di complesso che si evolve mentre lo pratichiamo ed è qualcosa di unico per ogni persona e situazione.

 Articolo a cura di Marika Novaresio

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