Violenza ginecologica: la volta che una visita ginecologica mi ha fatto troppo male

violenza ginecologica

E’ ormai un mese che il sangue fuoriesce della mia vagina. E’ da una mese che il mio corpo si sente come un vecchio carro da rottamare. Il flusso abbondante delle mestruazioni mi ha fatto preoccupare. Ho fatto ciò che sentivo di voler fare. Sono andata alla clinica di una specialista.

Sono una buona paziente. Faccio domande, ma non troppe. Mi lascio esaminare. Sono affabile e gentile. Nonostante i dolori ovarici, ho continuato a mantenere questa attitudine. La dottoressa che mi ha ricevuto era fredda, di corsa. Mi ha fatto stendere sul lettino freddo di simil cuoio. Mi sentivo a disagio, ma non ho detto nulla. E’ una professionista, sa sicuramente ciò che fa.  

Senza dire nulla, la ginecologa ha incominciato. Ha bruscamente inserito lo speculum nella mia dolorante vagina. Troppo profondamente. Ho sentito un dolore fortissimo al ventre. Lei ha iniziato a grattare energicamente le pareti della mia vagina. Ero subissata dal dolore, sempre in silenzio.  

Dopo lunghi, interminabili e brutali minuti, mi ha detto che non riusciva a trovare il collo del mio utero e quindi che dovevo sollevare i glutei. Era un ordine. Mi sentivo sotto pressione. Avevo così male da piangere, sempre in silenzio. Mi vergognavo. La dottoressa ha, infine, infilato tre dita in vagina, senza alcuna considerazione delle lacrime che solcavano le mie guance. Poi di getto ha smesso. Non era riuscita a trovare il collo del mio utero. Era colpa mia. Tutto questo male per nulla.  

Al termine della visita, mi sentivo vuota. Mi sono accovacciata sull’asse del bagno della clinica. Ho pianto, pianto, pianto parecchio. Provavo un dolore lancinante. Non ho detto niente a nessuno. Sono ritornata a casa con i miei crampi e la mia prescrizione farmacologica.

Quella sera ho provato a parlarne con una persona a me cara, ma la sua risposta è stata laconica: la ginecologa non aveva fatto altro che il suo lavoro, era normale avere male.

Non era la mia prima visita ginecologica, so come avvengono. Solitamente non sono così violente e freddamente dolorose. Quella visita era stata brutale, invadente.

Un giorno una mia amica mi ha parlato di violenza ginecologica. E’ lì che ho capito.

Ciò che ho vissuto non è in alcun modo giustificabile. Avere un titolo socialmente rispettato non autorizza alla mancanza di rispetto per le altre persone e il loro dolore. Un esame ginecologico (così come ogni altro intervento medico) deve essere fatto con dolcezza e considerazione nei confronti della persona di fronte. Il suo vissuto, la sua anatomia, il suo dolore sono alcuni dei vari aspetti che i professionisti/le professioniste devono rispettare proprio come parte della loro competenza professionale.

Credo fortemente che le professioniste sanitarie/ i professionisti sanitari svolgano un lavoro estremamente importante e rispettabile.

Al contempo, voglio sentirmi libera di poter mettere in discussione o di poter approfondire certi aspetti, senza sentirmi giudicata. Voglio poter rivolgere domande e far presente quando sento male o che non sono d’accordo con una loro opinione.

Nessuna persona deve subire una violenza medica e ginecologica.

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Articolo a cura di Marika Novaresio

Fonte originale: 

Violence médicale : la fois où un examen gynécologique m’a fait trop mal

Foto: Gabrielle Gendron

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Una risposta

  1. Avevo 16 anni e dovevo fare la mia prima e semplice ecografia addome completo per dolori addominali, con accertamento per sospetto ovaio policistico e non mi avevano detto che dovevo bere 1 litro d’acqua un’ora prima.
    Ospedale di Pes…, provincia di PT, dove spesso succedono “fraintendimenti” con pazienti, soprattutto se femmine (a neanche 16 anni e senza ciclo, non ero di certo una donna)!
    Avevo chiesto di avere una donna dopo un altro “fraintendimento” durante un’eco mammaria del ’95 dove sono rimasta in slip con dottore che si è strusciato molto al di sotto della mia vita, ma la dottoressa DeM… doveva andare dalla parrucchiera per un matrimonio il giorno dopo. Così rimango con un “uomo”, che chiama pure compagnia di un altro “uomo”, non facendocela da solo con i miei no etc…, per vedere se sono vergine e farmi un’eco transvaginale. (Nel ’96 probabilmente consenso di mia madre bastava???)
    L’eco transvaginale non è stata possibile, essendo come detto vergine, ma da allora in poi non sono più stata a Pes… (PT) per visite intime o dove si deve restare in intimo, e, ancora oggi, ve lo sconsiglio anche a tutte voi che leggerete, pure per holter, visite cardiologiche e pure per risonanze!!! Io sprecherò soldi per alcuni, ma ormai preferisco andare a pagamento per visite intime e in lucchesia, ma non ospedale S.L…, per risonanze magnetiche o vi ritroverete in slip, al freddo e con crampi gambe dovendo restare fermi e stress non aiuta!!!
    Evitate anche ospedale vecchio Lu… per analisi del sangue o infermiera capo, dopo che vi hanno dato delle “donne poco serie” perché con analisi a riposo e con appuntamento e questi altri senza, li mette con voi mentre continuano ad insultarci e infermiera capo urla contro di me per zittirmi perché non mi va mi diano della putt…!!! E poi gli altri infermieri mi fanno aggredire da questo Francesco C. del 1970 perché mi chiedono proprio davanti al maggiore violento perché fossi arrivata in ritardo!
    Nessuno ha chiamato carabinieri ovviamente, ma io avevo chiamata rapida pronta!!!
    Io non amo la violenza, ma posso capire come alcuni medici e infermieri possano farsi aggredire, ma non tutti sono uguali, proprio come i pazienti!!!
    Non generalizziamo, ma a Pes… le regole sono un po’ così!!!
    E l’urp non prende reclami, potete parlarci ma rimane a voce, per scritto dovrete andare a Pis…. e sarà inutile, meglio avvocato e attenzione al consenso informato!

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